I film sicuramente rappresentano un modo per provare emozioni: quando guardiamo un film ci possiamo infatti emozionare, piangere, sorridere. Insomma un film può entrarci davvero dentro.
Qui di seguito si parlerà di un film in particolare, uno di quelli che sicuramente è in grado di regalare tante emozioni e anche tanti insegnamenti.
Ecco che verrà mostrata la sua trama e anche una recensione.
Informazioni sul film
Uno dei film di cui si sente più parlare negli ultimi tempi è “Il colibrì”. Si tratta di un film che è stato proiettato per l’apertura della diciassettesima edizione del Festival del cinema di Roma per l’edizione del 2022.
Questo film, uscito nelle sale italiane il 14 Ottobre, è riuscito a farsi strada e a farsi amare dai molti. Si tratta di un film che mostra sul grande schermo dell’importanza della vita e, soprattutto, dei legami che la caratterizzano. Si tratta di una tematica complessa in quanto si dà importanza e luce a dettagli che spesso diamo per “scontati”. Inoltre è ricco di emozioni inaspettate che coinvolgono chi lo guarda.
Esso è stato diretto da Francesca Archibugi ed è ispirato al romanzo omonimo di Sandro Veronesi. Tale romanzo ha anche vinto il Premio Strega del 2020 ed è, quindi, piuttosto amato e recensito positivamente.
Di seguito di parlerà della trama e se ne darà una recensione.
Trama de “Il colibrì”
Il titolo di questo romanzo e poi del film è utilizzato come una vera e propria metafora, chiara a chi conosce questa storia. Il colibrì è utilizzato come un animale simbolo della vita del protagonista ossia Marco Carrera. Tale animale è leggiadro e leggero e così viene vista anche la vita del protagonista.
Si tratta di un personaggio forte e che viene ben interpretato da Pierfrancesco Favino. Un uomo innamorato del suo passato e, nello specifico, di una donna che ha tanto amato. Questo amore e questa malinconia lo porta a non voler cambiare la sua vita e a rimanere sempre nella stessa posizione. Quello che accade, però, è che la vita non si ferma e quindi tutto ciò che lo circonda muta e cambia. È la vita, quindi, ad impossessarsi di Marco e lo sbalza verso direzioni sempre nuove, proprio come accade alle ali del colibrì.
Insomma Marco diviene il colibrì per eccellenza. È delicato d’animo e tende ad ancorarsi a punti fissi della sua vita. Sono questi punti, però, a portarlo alla rovina.
Marco è un oculista come tanti, ha una vita abbastanza comune ma caratterizzata da vari momenti traumatici. Ed infatti la vita di Marco è costellata da lutti e perdite. Perde i suoi genitori, la sorella Irene che muore suicida, sua figlia e vive in un matrimonio infelice.
Sono tutti questi personaggi, quindi, a dominare lo schermo oltre a Pierfrancesco Favino. Ad esempio Kasia Smutniak interpreta la moglie di Marco ossia Marina Molitor.
Altra figura dominante del film è quella della figlia che viene interpretata da Benedetta Porcaroli. Anche la figlia incarna la figura del colibrì; essa appare dominata da un filo invisibile che la lega al padre.
A questi personaggi si aggiunge quello di Nanni Moretti che interpreta lo psichiatra di Marco e che diviene il personaggio maschile secondario.
Recensione del film
Il colibrì è sicuramente un film molto evocativo che riesce a coinvolgere chi lo guarda anche grazie alla bravura dei suoi attori. Pierfrancesco Favino, infatti, riesce a dare prova del suo talento riuscendo ad interpretare perfettamente le contraddizioni proprie dell’essere umano. Inoltre riesce ad incarnare perfettamente momenti tragici e dolorosi che non riescono a non emozionare chi guarda.
Oltre a ciò, la trama scorre in modo piuttosto particolare. Non c’è un racconto cronologico degli eventi del protagonista ma un continuo sbalzo tra passato, presente e futuro. Ogni momento di vita quotidiana viene raccontato in modo maniacale e perfetto. Si dà importanza ad ogni sfumatura della vita quotidiana come le amicizie, i rancori, i rimorsi e i dolori.
Questo modo di proseguire nella trama, alcune volte, può dare l’impressione che tutto sia scollegato ma in realtà non è così. Ogni scena e quindi ogni momento hanno importanza nella storia di Marco.
La regia riesce a condurre perfettamente la narrazione. Si dà importanza agli oggetti e ai silenzi più che alle parole, soprattutto in momenti di dolore e tristezza.
Nota dolente, però, è la struttura del film. Spesso si hanno sbalzi temporali che possono confondere chi guarda. Inoltre lungo il film vengono affrontati e inseriti altri temi e momenti di vita del personaggio come i vari ostacoli da affrontare. O la lotta contro sé stessi.
Tutto questo, però, viene affrontato in poco tempo e può effettivamente travolgere gli spettatori senza il tempo per elaborare.
Questa, quindi, è la nota negativa di un film ricco di emozioni e di vita reale.
Alla prossima su Il salotto dai colori infiniti